Se dicessimo che un caffè dopo i pasti aiuta a digerire meglio, buona parte dei lettori e una solida tradizione italiana appoggerebbero sicuramente l’assunto.
Se però alzassimo la posta, e dicessimo che addirittura può prevenire l’obesità e attenuare la resistenza insulinica, un po’ di scetticismo comincerebbe a serpeggiare.
Se poi aggiungessimo che sì, il caffè può avere quegli effetti benefici, ma solo se rigorosamente verde (ossia non tostato) e decaffeinato, allora il classico caffè dopo i pasti tornerebbe ad essere solo un rito giornaliero, caro agli italiani ma senza grosse ripercussioni sulla salute.
Lo studio sui benefici del caffè verde è partito su topo.
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Se vi state chiedendo come mai il nome di questo dipeptide, scoperto nel 1900, richiami tanto il vocabolo “carne”, la spiegazione è presto fornita: è il principale costituente della “carne di Liebig”.
Questo composto era un estratto di carne (sviluppato dal chimico Liebig nel 1840), una melassa nera costituita da carne bovina e sale, che veniva somministrato come sostituto economico e nutriente della carne per coloro i quali non potevano permettersi la “vera” carne.
Benchè l’esatta funzione della carnosina sia ancora sconosciuta, si è ritrovata nei tessuti eccitabili di tutti i vertebrati, in particolare nel sistema nervoso e nei muscoli. La carnosina ha dimostrato attività antiossidante e tampone del pH nel muscolo scheletrico. Riesce quindi ritardare quindi l’insorgenza dell’affaticamento muscolare. Si ipotizza possa essere anche un neurotrasmettirore, così come avere attività “anti-invecchiamento”.
Visto la sua abbondante presenza nei muscoli e le sue proprietà tampone, gli studiosi hanno ipotizzato un effetto nella performance atletica dato dalla supplementazione di carnosina. In particolare, in pazienti con insufficienza cardiaca, la carnosina (alla dose di 500mg) associata alla terapia farmacologica standard, ha migliorato la qualità della vita e l’attività fisica.
Ma è a livello oculare che le prospettive per la carnosina sono molto interessanti.
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Siamo assolutamente consci che una rondine non fa primavera e che uno studio, sebbene pubblicato in riviste internazionali, non è abbastanza per dimostrare la verità assoluta!
Tuttavia, ci siamo imbattuti in questo articolo scientifico che confronta un complesso omeopatico (Euphorbium compositum) con la xilometazolina per le infezioni del tratto respiratorio superiore....
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Non sono un segreto le proprietà dell’olio essenziale di pino mugo, una produzione che dalle valli alpine ha conquistato velocemente le nostre città.
Viene infatti largamente usato, e a buon ragione, per una serie di patologie dell’apparato respiratorio: dalle sinusiti alle bronchiti, fino all’asma. Ha infatti proprietà sedative della tosse, balsamiche e antiinfiammatorie. Come sempre accade coi prodotti naturali, le controindicazioni sono poi davvero scarse: molto rare sono state le irritazioni delle mucose della gola e le allergie.
Quello che però non ci si aspettava fino a qualche anno fa è l’efficacia degli estratti di pino su alcune specifiche problematiche sessuali, quali le vampate di calore tipiche della menopausa e la disfunzione erettile.
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