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Fitoterapia

Uncaria tomentosa è il nome scientifico di una pianta rampicante (liana) originale della foresta peruviana, che viene comunemente chiamata “Unghia di gatto” dalle popolazioni indigene.

Il nome deriva dalle spine a forma di “unghia di gatto” o uncino che la pianta utilizza per aggrapparsi e risalire gli alberi alla ricerca della luce per potersi sviluppare.

La droga della pianta è composta dalla corteccia del fusto ed dalle radici prima della fioritura: particolare cruciale in questo caso è proprio il periodo di raccolta (o tempo balsamico) poiché si altera il rapporto tra alcaloidi pentaciclici e tetraciclici contenuti nella pianta.

Infatti, se si vuole sfruttarne l’effetto immunostimolante ed immunomodulante è bene privilegiare un estratto ricco di alcaloidi pentaciclici e povero di tetraciclici: i tetraciclici sono composti a prevalente effetto ipotensivo che, però, possono antagonizzare l’effetto immunostimolante proprio degli alcaloidi pentaciclici.

Questi ultimi esercitano un interessante immunostimolazione aumentando la conta di linfociti B e T e stimolando la fagocitosi e la produzione di citochine. I pentaciclici, assieme ai derivati fitosterolici presenti nella pianta, esercitano anche azione antiinfiammatoria, inibendo il fattore trascrizionale Nf-kappaB ed la produzione di mediatori pro-infiammatori come l’ossido nitrico.

La pianta, inoltre, possiede effetto antivirale riducendo l’azione della DNA polimerasi e della trscrittasi inversa virale: due delle strategie che utilizzano i virus per replicarsi all’interno della cellula infettata.

L’attività antivirale è stata confermata dall’equipe di Caon nel 2014, studiando gli effetti dell’uncaria in vitro contro l’herpes virus. Gli studiosi hanno osservato come non siano le frazioni purificate di glicosidi quinovici o di alcalodii ossindolici i protagonisti dell’azione antivirale, ma è il fitocomplesso totale della pianta il solo in grado di imperidre la replicazione virale.

Nel 2013 la pianta era stata già utilizzata per combattere la febbre dengue. Questa patologia, sostenuta da Arbovirus risulta repicarsi nelle cellule epiteliali. Proprio queste cellule, infettata in laboratorio con il virus DENV-2, sono state trattate con la frazione alcalodie dell’uncaria. Si è registrato come la pianta sia in grado di ridurre la permeabilità cellulare al virus, con aumento di interleuchine che bloccano il passaggio del virus da cellula a cellula.

L’attività antimicrobica è stata studiata, invece, in vivo su pazienti con infezioni alla dentina sostenute da Enterococcus faecalis in confronto ad un gel di clorexidina con risultati confrontabili dopo 7 giorni di trattamento.
Il princiaple alacloide dell’uncaria, la mitrafillina è stata testate in vivo su un modello di infiammazione, riducendo del 50% il rilascio di interleuchine proinfiammatorie con effetto simile al desametasone, con l’aggiunta che, a differenza del corticosteroide, è in grado di inibire anche IL-4.

Dagli studi promettenti su animali da laboratorio si è quindi passati ai casi clinici. Somministrando l’estratto di uncaira a pazienti affetti da artrite reumatoirdee in trattmaneto con idrossiclorochina o sulfasalazine per 24 settimane si è registrato una riduzinoe del 50% nel dolore e rigidità aritcolare rispetto al trattamneto con solo molecule di sintesi.

Infine, per completare l’effetto antiinfiammatorio, si è studiato l’osteoartite del ginocchio.

Tutti I parametri dolorifici associati ad eservizi ed alla valtuazione clincica sis ono ridotti dopo il trattamento con uncaria. L’effetto antiossidante ed antifiammatorioha interessato la riguzione di prostaglandine e TNF-alpha, con benefici che sis ono osservati sin dalla prima settimana di trattmento, e con un concomitante effetto anti-edemigeno che aha confotto ad una riduzione della circonferenza del ginochcio.

Viste le sue proprietà immunostimolanti non si adoperi in concomitante trattamento con farmaci immunosoprpessori, né a dosi elevate, poiché i prinicipi amari contenuti nell’estratto possono provocare nausea nel paziente.

Luca Guizzon

Fonti:

G Ital Dermatol Venereol. 2017 Dec;152(6):651-657. doi: 10.23736/S0392-0488.17.05712-1. Uncaria tomentosa. Della Valle

Braz Oral Res. 2016;30(1):e61. Antimicrobial activity and substantivity of Uncaria tomentosa in infected root canal dentin. Herrera DR1, Durand-Ramirez JE1, Falcão A1, Silva EJ2, Santos EB3, Gomes BP1.
Food Chem Toxicol. 2014 Apr;66:30-5. Antimutagenic and antiherpetic activities of different preparations from Uncaria tomentosa (cat's claw). Caon T1, Kaiser S2, Feltrin C1, de Carvalho A1, Sincero TC3, Ortega GG2, Simões CM4.
J Ethnopharmacol. 2012 Oct 11;143(3):801-4. Anti-inflammatory activity of Mitraphylline isolated from Uncaria tomentosa bark. Rojas-Duran R1, González-Aspajo G, Ruiz-Martel C, Bourdy G, Doroteo-Ortega VH, Alban-Castillo J, Robert G, Auberger P, Deharo E.
Nat Prod Commun. 2013 Nov;8(11):1547-50. Uncaria tomentosa alkaloidal fraction reduces paracellular permeability, IL-8 and NS1 production on human microvascular endothelial cells infected with dengue virus. Lima-Junior RS1, Mello Cda S2, Siani AC3, Valente LM4, Kubelka CF2.
Complement Ther Clin Pract. 2007 Feb;13(1):25-8. Epub 2006 Dec 13. Cat's claw: an Amazonian vine decreases inflammation in osteoarthritis. Hardin SR1.
J Rheumatol. 2002 Apr;29(4):678-81. Randomized double blind trial of an extract from the pentacyclic alkaloid-chemotype of uncaria tomentosa for the treatment of rheumatoid arthritis. Mur E1, Hartig F, Eibl G, Schirmer M.
Inflamm Res. 2001 Sep;50(9):442-8. Efficacy and safety of freeze-dried cat's claw in osteoarthritis of the knee: mechanisms of action of the species Uncaria guianensis. Piscoya J1, Rodriguez Z, Bustamante SA, Okuhama NN, Miller MJ, Sandoval M.

Riportiamo su gentile concessione dell'autore, dr. Francesco Sivelli, articolo di Fitoterapia33

link: http://www.fitoterapia33.it/comm/news.asp?a=covid-19-allo-studio-erbe-cinesi-ed-occidentali-news&n=54327
Dall'insorgenza dell'infezione numerose si sono susseguite le revisioni sistematiche e le metanalisi (1) (2) (3) (4) (5) (6) volte a saggiare i dati circa l'efficacia di formule a base di piante medicinali in grado di contrastare il Sars-Cov-2. La Mtc ha fornito un ampio contributo per la prevenzione, il trattamento e la fase di convalescenza della malattia.
Con il passare dei mesi si sono via via accumulate indicazioni di efficacia: il più recente lavoro (Zhang 2020) ha mostrato che le diverse fasi di malattia possano essere trattate con preparazioni diverse in grado di modificare in senso positivo il suo decorso. Per quanto riguarda i pazienti sospetti e con attività di malattia lieve, ad esempio, piante raccomandate erano Lonicera, Forsythia e Glycyrrhiza. Diversamente in pazienti critici la formula Xiyanping è stata reputata efficace a ragione della presenza di andrografolide solfonato, la cui valenza risulta già ampiamente dimostrata in numerosi studi per i suoi effetti antipiretici e antinfiammatori nel trattamento di varie malattie infettive. Ricordiamo poi un'altra formula Xuebijing (7) in grado di migliorare la prognosi nelle fasi avanzate con riduzione dei principali markers infiammatori: Salvia miltiorrhiza (acido salvianolico A), Carthamus tinctorius (Safflomin A), Peonia rubra, Angelica sinensis sono alcuni dei componenti.
Esistono anche indicazioni su estratti di piante, già facenti parte di formule complesse, che singolarmente studiate hanno dimostrato da anni efficacia contro infezioni virali e batteriche (8). Potrebbero razionalmente essere impiegate per mantenere un'adeguata efficienza del sistema immunitario in prevenzione o nei pazienti paucisintomatici: Echinacea (9), Astragalo (10), Sambuco (11), Pelargonio (12).

Dr. Francesco Sivelli

Fonti
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' Yang Y. et al. Traditional Chinese Medicine in the Treatment of Patients Infected with 2019-New Coronavirus (SARS-CoV-2), A Review and Perspective. Int J Biol Sci. 2020 Mar 15;16(10):1708-1717. Doi: 10.7150/ijbs.45538.
' Luo H.et al. Can Chinese Medicine Be Used for Prevention of Corona Virus Disease 2019 (COVID-19)? A Review of Historical Classics, Research Evidence and Current Prevention Programs. Chin J Integr Med. 2020 Apr;26(4):243-250. Doi: 10.1007/s11655-020-3192-6.
' Ang L. Et al. Herbal Medicine for the Treatment of Coronavirus Disease 2019 (COVID-19): A Systematic Review and Meta-Analysis of Randomized Controlled Trials. J Clin Med. 2020 May 23;9(5):1583. Doi: 10.3390/jcm9051583.
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'Zhang D. et al. The clinical benefits of Chinese patent medicines against COVID-19 based on current evidence. Pharmacol Res. 2020 Jul;157:104882. Doi: 10.1016/j.phrs.2020.104882.
' Wen L. Et al. Effect of Xuebijing injection on inflammatory markers and disease outcome of coronavirus disease 2019. Zhonghua Wei Zhong Bing Ji Jiu Yi Xue. 2020 Apr;32(4):426-429. Doi: 10.3760/cma.j.cn121430-20200406-00386.
' Dhama K. Et al. Medicinal and Therapeutic Potential of Herbs and Plant Metabolites / Extracts Countering Viral Pathogens - Current Knowledge and Future Prospects. Curr Drug Metab. 2018;19(3):236-263. Doi: 10.2174/1389200219666180129145252
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'Porter RS et al. A Review of the Antiviral Properties of Black Elder (Sambucus nigra L.) Products. Phytother Res. 2017 Apr;31(4):533-554. Doi: 10.1002/ptr.5782. Epub 2017 Feb 15.
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Francesco Sivelli
Cerfit, Aou Careggi, Università di Firenze

Tribulus terrestris è una pianta utilizzata nella medicina ayurvedica per il trattamento di alcun disturbi del sistema genitourinario e riproduttivo.

Il nome della pianta deriva dalla particolare forma dei semi che, simili ad un tetraedro, ricordano il tribolo impiegato in guerra dagli antichi romani: si conficcano facilmente nei piedi, nelle zampe degli animali, nei pneumatici, etc.

I metaboliti secondari della pianta utili a fini terapeutici sono contenuti in tutta la pianta e sono, in particolare: la protodioscina, una saponina steroidea che costituisce circa il 45% dell'estratto ottenuto dalle parti aeree, alcaloidi e l’olio essenziale.

La sostanza più studiata è sicuramente la protodioscina che studi preclinici vedono in grado di incrementare la produzione endogena di testosterone, diidrotestosterone, ormone luteinizzante (LH), deidroepiandrosterone (DHEA) e deidroepiandrosteronesolfato (DHEA-S). T

ali effetti sembrano dovuti alla capacità del tribulus di stimolare l’ipofisi a produrre ormone LH, che a sua volta induce la produzione di testosterone a livello delle cellule di Leydig testicolari. Tale azione, oltre a spiegare l’utilizzo come “afrodisiaco” ha una sua controparte anche nel sesso femminile.

Il thè verde è sicuramente una delle bevande più bevute e conosciute al mondo. Tipico della cultura orientale, rientra anche tra i rimedi della farmacopea della medicina tradizionale cinese.
Tra i componenti più conosciuti: la teanina, la caffeina e i polifenoli tra cui l’epigallocatechingallato. A quest’ultima molecola sono attribuite le principali attività antiossidanti della pianta.

Droga della pianta sono ovviamente le foglie, che a seconda della lavorazione e della cultivar possono dar luogo ai diversi tipi di the (bianco, verde, nero, oolong), con contenuti di attivi differenti.

Trattando le foglie con il calore subito dopo la raccolta si ottiene il tè verde; essiccandole all'aria si ottiene il tè bianco; lasciando ossidare completamente le foglie si ottiene il tè nero; lasciandole parzialmente ossidare e poi trattandole con il calore si ottiene il tè oolong.

Nel passato, non era chiaro che fosse il processo a determinare il tipo di thè e per questo si attribuivano nomi diversi alla medesima pianta. Thea sinensis si credeva fosse la pianta che forniva il Thè nero, mentre Thea viridis invece sarebbe stata la pianta in grado di fornire il thè verde.

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