L'epilessia è un disturbo neurologico in cui l'attività delle cellule nervose nel cervello si interrompe causando convulsioni, periodi di comportamento insolito e talvolta perdita di coscienza.
Normalmente il trattamento farmacologico tradizionale è ben tollerato e può ridurre la frequenza di attacchi nell’80% dei casi.
Ma, secondo lo studio di Devinsky e Cilio (Lancet Neurology), circa un terzo dei pazienti epilettici hanno una forma di malattia resistente ai farmaci. Per questi pazienti, numerosi trials clinici si stanno svolgendo, per valutare l’efficacia clinica di un trattamento a base di cannabis.
Tra i componenti della cannabis, quello che sembra avere più interesse per il trattamento dell’epilessia è il cannabidiolo (contenuto nel Bediol e nel Bedrolite).
Questo componente, il cui meccanismo d’azione non è stato ancora ben chiarito, sembra comunque in grado di avere effetto anticonvulsivo. Ai pazienti dello studio succitato è stato somministrato per 12 settimane a dosi che variavano dai 5 ai 50 mg per kg, in base alla risposta individuale.
Il razionale per l’impiego della cannabis al fine di ridurre le crisi epilettiche, si ritrova in alcuni studi preliminari dove si sono rilevate dei deficit nel sistema endocannabinoide (in particolare di anandamide) nei soggetti colpiti da epilessia.
Al termine del trattamento, la frequenza delle crisi si era ridotta del 36%, con un profilo di sicurezza accettabile (effetti collaterali più frequenti: sonnolenza, diarrea e affaticamento).
In generale, gli studi preclinici sembrano mostrare un interessante prospettiva di utilizzo del cannabidiolo e del THC per il trattamento dell’epilessia. Purtroppo mancano ancora abbastanza trials condotti su pazienti per dimostrarne una reale efficacia.
È bene quindi affidarsi all’attenta valutazione di un medico esperto prima di intraprendere un trattamento con cannabis terapeutica per il trattamento dell’epilessia, se resistente.
Luca Guizzon
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