Che il cioccolato faccia bene, non solo al palato, è ormai cosa nota e funge da ulteriore motivazione (se mai ce ne fosse bisogno) per assaggiarne un pezzo in più.
La sensazione di benessere associata al consumo di cioccolato può essere qualcosa di più di un semplice rilascio di dopamina (neurotrasmettitore dell’”Appagamento”) da parte del cervello.
Gli studiosi Martin e Attille, infatti hanno voluto somministrare cioccolato al latte, o fondente a volontari affetti da vari stati di ansia. Dopo due settimane di “trattamento”, ovvero dopo due settimane che i partecipanti concludevano i pasti con uno snack a base di cioccolato al latte o fondente, gli scienziati hanno valutato i livelli di ansia e di energia post prandiale.
Gli snack a base di cioccolato al latte hanno ridotto significativamente la sensazione di ansia nei soggetti particolarmente ansiosi, mentre il cioccolato fondente oltre a ridurre l’ansia (in misura minore) riusciva a dare una sensazione energizzante ai volontari.
Questa azione energizzante del cioccolato è nota sin dall’antichità: secondo una leggenda azteca, la pianta fu donata dal dio Quetzalcoatl per alleviare gli esseri umani dalla fatica.
Per questo motivo, gli aztechi consideravano la pianta un bene di lusso, e la utilizzavano anche come moneta.
Da questo utilizzo deriva anche il primo nome scientifico della pianta del cacao Amygdalae pecuniariae: ovvero mandorla di denaro, poi sostituito da Linneo in Theobroma cacao o cibo degli dei.
Ma il termine “Cioccolato” che ci è più caro e familiare, è ancora un retaggio della lingua nahuatl degli aztechi “xocoatl”.
E proprio sfruttando quest’uso antico del cioccolato, Godin e Goretta hanno valutato l’effetto del cioccolato durante un test fisico.
Ad un gruppo di ciclisti è stato somministrato o cioccolato fondente o placebo 2 ore prima di un esercizio allo steady state (45% del massimale). I partecipanti a cui era stato somministrato il cioccolato fondente avevano, all’inizio dell’esperimento, livelli di glucosio e di insulina più elevati rispetto ai trattati con il placebo.
Questo, durante lo steady state si è tradotto in una riduzione dell’ossidazione del gluocsio e in un aumento dell’utilizzo del glicogeno muscolare.
L’aumento delle concentrazioni di glucosio nel sangue dopo la somminsitrazione di cioccolato fondente, sembra derivare dall’aumento di concentrazione di catechine e teobromina.
Ma non solo questo: la tradizione di mangiare cioccolato in montagna ha poi trovato conferma scientifica in uno studio italiano del 2014, dimostrando che il cioccolato fondente produce vasodilatazione arteriosa e abbassa lo stress ossidantivo mediato da NOX-2. In particolare, il cioccolato fondente ha migliorato l’automonia di camminata in montagna di pazienti con malattia arteriosa periferica.
Ringraziamo quindi Rodolphe Lindt, che ne 1879 ha prodotto il cioccolato fondente, e Frank Mars che nel 1923 ha inventato le barrette al cioccolato per averlo sempre con sè!
Luca Guizzon
Fonti: