Quando si parla di fitoterapia, bisogna considerare che stiamo raccontando di quella branca della farmacoterapia che si occupa dell’impiego, a scopo curativo, delle piante medicinali e delle preparazioni che da esse si ricavano (infusi, decotti, estratti ecc.).
Storia della fitoterapia e della medicina sono più strettamente legate di quanto possa far sembrare questa definizione. Se, infatti, negli ultimi decenni l’uso delle piante medicinali viene visto come un’integrazione alla terapia convenzionale, prima dell’introduzione dei farmaci di sintesi (fine del 1700), le piante ed i loro derivati erano tutto ciò di cui poteva disporre il medico per alleviare i sintomi dei pazienti.
Nella preistoria l’uomo, nella sua evoluzione da raccoglitore-cacciatore nomade a coltivatore stazionario, aveva sviluppato una primitiva selezione di piante: quelle commestibili e quelle medicinali. In questa prima fase, la “medicina” più sviluppata era la veterinaria: oltre a curare le proprie affettizioni infatti, per l’uomo era cruciale lo stato di salute del bestiame che gli forniva sostentamento. Alcune piante medicinali come l’origano (antalgico e antisettico) e la ruta (antispasmodica) compaiono nell’uso quotidiano a tal scopo.
Bisogna aspettare la civiltà Egizia ed Ebrea per avere delle testimonianze di un uso delle piante ragionato a scopo terapeutico. Negli Egizi e Ebrei la cura del malato era a carico della classe sacerdotale, poiché ritenevano che le patologie fossero causate da demoni (Egizi) o fossero uno squilibrio della natura dell’uomo (Ebrei).
Leggi tutto...