La celidonia è una pianticella che si può trovare facilmente anche passeggiando nei boschi dei nostri colli Berici.
Internamente, è ricca di un lattice dal colore arancione ricco di alcaloidi, sostanze in grado di inibire la mitosi, le lipasi e le proteasi, segno che la pianta ha un particolare rapporto con i processi di calore e di amministrazione dei liquidi.
A diluizioni basse, questa pianta è in grado di stimolare la formazione della bile, di attivare i processi neurovegetativi responsabili dei processi peristaltici nel fegato.
Dal punto di vista antroposofico, possiamo vedere una parallelo tra il processo secretorio della bile e quello dell’occhio, quando un’insufficiente formazione di bile si manifesta come disturbi funzionali all’occhio destro: edema congiuntivale e palpebrale, offuscamento della cornea, funzione dell’iride alterata e occhio dolente.
Inoltre, la secrezione biliare contribuisce alla rigenerazione della porpora retinica necessaria al processo della visione.
Grazie alla sua partecipazione nella sintesi di fattori lipidici Chelidonium è indicato nella tendenza all’occhio secco e come regolatore della secrezione lacrimale. Il suo lattice fortemente sulfureo viene quindi sfruttato in casi di iposecrezione lacrimale, congiuntivite secca, ma anche occhio affaticato, ed è specialmente indicato per chi passa molte ore davanti al pc.
Cristina Guizzon