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Omeopatia

Visto il periodo dell’anno e la comparsa delle prime caldarroste, non potevamo non iniziare il nostro viaggio attraverso i vari mieli autoctoni che con il castagno.

Il miele di castagno deriva dalla Castanea sativa, albero che può raggiungere i 30 metri di altezza, diffusa in tutto il Nord italia e sugli appennini.

Non è raro trovare dei veri e propri boschi di castagni: i “castagneti” che sono delle vere e proprie coltivazioni di alberi da frutto.

Se è molto conosciuto il periodo di maturazione dei frutti (le castagne), ovvero ottobre, forse è meno risaputo che il periodo nel quale le api raccolgono il polline dai fiori sbocciati di castagno per trasformarlo in miele è giugno.

Il risultato è un miele di colore scuro, o ambrato nella forma liquida, mentre invece se dovesse cristallizzare assumerà una tonalità più marrone.

Le specialità gastronomiche si prestano bene allo sviluppo di figure professionali in grado di premiarne le particolari caratteristiche gustative ed olfattive che le contraddistinguono.

Se sono famosi i sommelier di vino ed olio, e le modalità di assaggio di questi prodotti, forse è meno nota la codifica dell’assaggio del miele.

L’assaggio coinvolge 4 dei nostri cinque sensi: negli anni ’70 Michel Gonnet ne codificò le procedure secondo i criteri di Vista, Olfatto, Tatto e Gusto. La valutazione della qualità del miele esula dall’abbandono semplice al piacere del palato, ma vuole scoprire le peculiarità e caratteristiche della singola varietà.

Varietà che può presentare delle ibridazioni di pollini, poiché è spesso presente una sovrapposizione di fioritura tra varie specie vegetali e alle api piace andare “di fiore in fiore”, senza che l’uomo possa esercitarvi particolare controllo.

Per iniziare la valutazione visiva, è bene prendere una piccola quantità di miele e disporlo in un calice da vino, osservandolo sotto una luce uniforme. In questo modo ci potremo accorgere della variazione di colore che appare nel passaggio tra vasetto e bicchiere, osservare in trasparenza l'omogeneità o la presenza di tracce di impurità, valutare se è limpido o cristallizzato.

La celidonia è una pianticella che si può trovare facilmente anche passeggiando nei boschi dei nostri colli Berici.

Internamente, è ricca di un lattice dal colore arancione ricco di alcaloidi, sostanze in grado di inibire la mitosi, le lipasi e le proteasi, segno che la pianta ha un particolare rapporto con i processi di calore e di amministrazione dei liquidi.

A diluizioni basse, questa pianta è in grado di stimolare la formazione della bile, di attivare i processi neurovegetativi responsabili dei processi peristaltici nel fegato.

Dal punto di vista antroposofico, possiamo vedere una parallelo tra il processo secretorio della bile e quello dell’occhio, quando un’insufficiente formazione di bile si manifesta come disturbi funzionali all’occhio destro: edema congiuntivale e palpebrale, offuscamento della cornea, funzione dell’iride alterata e occhio dolente.

Nella visione antroposofica i disturbi psichiatrici sono analizzati in modo molto approfondito, tanto da superare la semplice visione psicologica e psichica cui siamo abituati.

Più una malattia è mentale, più la causa risiede nel fisico, questa è la visione steineriana, che si differenzia anche dalla più conosciuta psicosomatica, secondo cui un disturbo psicologico viene somatizzato fino a far emergere una malattia fisica.

Steiner propone un ragionamento inverso, suggerendo che sia in realtà il malfunzionamento di un organo a far scaturire una malattia psichica, ipotesi che trova riscontro in alcune alterazioni dei parametri fisiologici che si verificano alla comparsa di una malattia psichiatrica.

E' il caso, per esempio, della iperproteinemia urinaria che si riscontra negli schizofrenici, sintomo di un malfunzionamento renale, e dato obiettivo ufficiale per la diagnosi della stessa.

Gli organi da cui principalmente possono partire le patologie psichiatriche sono: polmoni, cuore, reni, milza.

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