La vulvodinia è una sensazione dolorosa non correlata a una causa specifica e caratterizzata da sensazioni più intense del dovuto.
Il dolore legato alla vulvodinia si presenta, nella maggioranza dei casi, durante l’atto sessuale, ma può manifestarsi anche spontaneamente, magari associato a qualche movimento, quando la paziente si siede o cammina. Purtroppo non si hanno ancora certezze sulla fisiopatologia della vulvodinia, ma l’ipotesi più accreditata è che questo disturbo sia correlato a un’eccessiva risposta dei mastociti a uno stimolo infiammatorio. Questa risposta abnorme provoca un’attività maggiore e proliferazione delle fibre nervose che trasmettono l’impulso del dolore con estensione alla parte più superficiale della cute, causando una sensazione dolorosa più alta del dovuto.
Per cercare di alleviare questa condizione, si stanno iniziando ad utilizzare delle preparazioni galeniche a base di baclofene e diazepma.
Il Baclofene è un agonista per un sottotipo di recettori dell'acido gamma-ammino butirrico (GABA-B) ed è stato tradizionalmente utilizzato per il trattamento sistemico della spasticità. Strutturalmente analogo dell’acido -aminobutirrico (GABA), il farmaco riduce la frequenza e l’ampiezza degli spasmi della muscolatura scheletrica che insorgono nei pazienti affetti da lesioni del midollo spinale. Il meccanismo d’azione non è ancora completamente chiarito, anche se il baclofene sembra agire a livello del midollo spinale inibendo la trasmissione dei riflessi mediante iperpolarizzazione dei terminali delle fibre afferenti. L'applicazione topica di baclofene ha dimostrato di ridurre il dolore nei pazienti con dolore neuropatico localizzato. La sua azione antidolorifica potrebbe derivare in parte anche dall’inibizione del release di sostanza P a livello del midollo spinale.
Il Diazepam, invece è un principio attivo appartenente alla classe delle benzodiazepine e normalmente utilizzato per contrastare stati d'ansia o attacchi epilettici (i microclismi, vedi micropam). In questo caso viene sfruttata la sua azione inibente la trasmissione dell'impulso nervoso per ridurre la sensibilità locale e la frequenza dell'attivazione delle terminazioni nervose. Infatti, essendo sovra-eccitate provocano stimoli dolorosi in eccesso.
I prinicipi attivi applicati a livello intimo come ovuli presentano uno scarso assorbimento sistemico, quindi (di norma) non provocano effetti collaterali significativi.
é una terapia ancora agli albori, con pochi studi a supporto, ma se il medico ritiene possa essere interessante, può essere prescritta e allestita nel laboratorio galenico come preparazione magistrale.
Luca Guizzon
Farmacista clinico territoriale, esperto di fitoterapia, farmacia campedello vicenza
Dermatitis. Sep-Oct 2016;27(5):263-71.Compounded Topical Analgesics for Chronic Pain Abigail E Cline 1, Jake E Turrentine
J Gastrointest Surg. 2020 Feb;24(2):405-410.Effect of Topical Baclofen 5% on Post-Hemorrhoidectomy Pain: Randomized Double Blind Placebo-Controlled Clinical Trial Shahram Ala 1, Mina Alvandipour 2, Majid Saeedi 3, Mohaddeseh Mansourifar 1, Mahila Monajati 1, Afshin Shiva 4
il potassio ioduro è un sale di iodio utilizzato per saturare il meccanismo di assorbimento di questo elemento da parte della tiroide. Viene per questo "di default" consegnato alle persone che vivono in prossimità di centrali nucleari. Infatti, in caso di incidente, il materiale radioattivo decade in questa progressione: U-235 (uranio) 4,5 miliardi di anni, per Pu-239 (plutonio) 24.000 anni, per Cs-137 (cesio) 30 anni, per Co-60 (cobalto) 5,7 anni, per Sr- 89 (stronzio) 51 giorni e infine per I-131 (iodio) 8 giorni.
L'assunzione di capsule di potassio ioduro serve ad evitare, se preso per la durata di 8 giorni, di assorbire l'ultimo elemento di questa catena, lo iodio. Lo iodio è anche la sostanza più leggera, quindi quella che potrebbe essere portata più distante dai fenomeni atmosferici. Purtroppo il potassio ioduro non ha effetto preventivo contro gli altri elementi radioattivi.
Un esempio di questo schema di predistribuzione delle compresse di iodio stabile (ioduro di potassio) è a Barrow-in-Furness (UK). Lo studio che ha valutato l'efficacia della pre-distrubuzione ha concluso che questa ha valore nelle aree in cui l'evacuazione verso un centro in cui sono disponibili compresse di iodio stabili o la distribuzione post-incidente alle famiglie ospitanti è difficile. Il valore di un tale schema deve essere calcolato a fronte di un prevedibile declino della sua efficacia. Nell'attuare tale schema va notato che questo calo di copertura può essere ridotto calcolando la frequenza con cui le confezioni di tablet vengono ridistribuite per tenere conto di questo fattore.
Tale azione può essere utile in caso di incidente nucleare per evitare che la tiroide assimili iodio radiattivo e quindi possa sviluppare malattie degenerative
La dose presente nei farmaci ospedalieri è di 130mg/die per via orale. Per sopprimere l'uptake di iodio radioattivo da parte della tiroide si può somministrare una dose singola di 30 mg di ioduro di potassio; la dose di mantenimento è di almeno 15 mg al giorno. Secondo valutazione medica infatti, uno studio giapponese del 2004 ha esaminato l'effetto dello iodio stabile sul blocco della tiroide in pazienti con ipertiroidismo. Lo scopo era di effettuare una valutazione preliminare della dose appropriata di profilassi di iodio in caso di emergenza da radiazioni in Giappone in cui il radioiodio viene rilasciato nell'ambiente. A otto pazienti sono state somministrate per via orale dosi singole di 50 mg o 100 mg di ioduro di potassio, che contenevano rispettivamente 38 mg e 76 mg di iodio. Entrambe le dosi hanno soppresso significativamente un assorbimento tiroideo di (123)I per 24 ore. Gli effetti protettivi a 24 ore erano rispettivamente del 73,3% e del 79,5%. Durante lo studio non sono stati osservati effetti collaterali. Il presente studio dimostra che una singola somministrazione orale di 38 mg di ioduro produce un effetto di blocco della tiroide equivalente a quello di 76 mg di ioduro, suggerendo che anche dosaggi inferiori possono proteggere da emergenze per radiazioni da iodio.
Nel caso se ne voglia far scorta a scopo preventivo, in assenza di integratori o farmaci in commercio a questo dosaggio, è necessaria la prescrizione da parte del medico.
Sarà poi compito del farmacista allestire le capsule secondo arte.
Effetti collaterali possono essere: vomito, diarrea, dolore addominale, eruzione cutanea e gonfiore delle ghiandole salivari[5]. Altri effetti collaterali includono reazioni allergiche, cefalea, gozzo e depressione.
Sirolimus è un bersaglio nei mammiferi dell'inibitore della rapamicina (mTORI) con proprietà anti-proliferative, antiangiogeniche e immunosoppressive. Sebbene approvato farmaco anti-rigetto per i pazienti sottoposti a trapianto renale, ci sono prove crescenti sull'utilità del sirolimus orale e topico nel trattamento di una pletora di condizioni dermatologiche o condizioni con manifestazioni cutanee.
Il Sirolimus è un antibiotico macrolide scoperto come prodotto di un batterio (Streptomyces hygroscopicus) in un campione di terreno proveniente da Rapa Nui (isola di Pasqua), e per questo motivo è anche chiamato Rapamicina. La rapamicina nei mammiferi ha come bersaglio una serina treonina chinasi (mTOR, mechanistic Target Of Rapamycin) che regola la crescita, la proliferazione, la motilità e la sopravvivenza delle cellule. Diversi nuovi farmaci antitumorali sono mirati ad inibire questo enzima.
I medicinali per la cura delle malattie rare spesso non attirano l'interesse dell'industria farmaceutica, per questo motivo i farmacisti ospedalieri sono spesso chiamati dai medici a preparare medicinali personalizzati. Nel laboratorio galenico della farmacia, su prescrizione del medico, si posso preparare queste creme magistrali anche a base di sirolimus.
Tra queste, sono molte quelle dove il sirolimus è stato testato negli ultimi anni con buoni risultati.
Ci sono prove di elevata efficacia di sirolimus in condizioni come il complesso della sclerosi tuberosa (TSC) e la profilassi GVHD. In molti casi viene somministrato per via orale con regimi posologici variavano con il più comune per i bambini 0,8 mg/m2 due volte al giorno e per gli adulti 1 mg due volte al giorno. Le dosi sono state spesso aggiustate per raggiungere un livello minimo tipico compreso tra 5 e 15 ng/mL.
Ma quanto riguarda la terapia topica, la concentrazione delle formulazioni varia dallo 0,1% all'1% e può essere allestita in crema, unguento o gel e somministrata tipicamente una o due volte al giorno. L'effetto collaterale più comune era l'irritazione della pelle.
Tra le condizioni che possono essere trattate ricordiamo gli angiocheratomi, il nevo sebaceo e nevo epidermico e gli angiofibromi correlati alla sclerosi tuberosa.
Anche nelle malformazioni linfatiche microcistiche cutanee l’applicazione di crema di sirolimus può trovare impiego. Queste sono condizioni rare nei bambini e negli adulti che si presentano come grappoli di vescicole piene di linfa e sangue in varia misura, inducendo macerazione, deterioramento estetico, dolore e qualità della vita ridotta. Per questa rara malattia, un gruppo di studiosi americano sta valutando l’efficacia della crema concentrata allo 0,1% di sirolimus utilizzato 2 volte al giorno per 12 settimane.
Nel caso di complesso della sclerosi tuberosa (TSC) vi è la formazione di lesioni deturpanti denominate angiofibromi facciali. Varie formulazioni topiche di rapamicina (= sirolimus) si sono dimostrate efficaci nel trattamento di questi cambiamenti in piccole serie di casi.
Altra condizione rara sono i tricoepiteliomi. In alcuni pazienti, specie nei bambini ci possono essere tricoepiteliomi multipli che presentano una progressione del numero e delle dimensioni delle lesioni nonostante il trattamento con le attuali strategie, inclusi laser CO2 e chirurgia. In uno studio, l’uso della crema topica di sirolimus all'1% ha portato ad una riduzione della crescita di nuove lesioni senza effetti collaterali segnalati.
Per gli angiofibromi si possono utilizzare betabloccanti per via orale (propranololo, etc) ma gli angiofibromi facciali sono manifestazioni dermatologiche del complesso della sclerosi tuberosa, un disturbo neurocutaneo caratterizzato da un'eccessiva crescita e proliferazione cellulare. La rapamicina (sirolimus) orale è stata usata per trattare i tumori correlati alla sclerosi tuberosa viscerale; tuttavia, il profilo degli effetti collaterali di questo medicinale ne preclude l'uso di routine in pazienti privi di un coinvolgimento interno significativo. Un piccolo studio ha voluto invece utilizzare il sirolimus per via topica, che non provoca effetti collaterali locali o sistemici e si traduce in un drammatico miglioramento degli angiofibromi facciali.
Luca Guizzon
fonti
<a href='https://www.freepik.com/photos/hand'>Hand photo created by rawpixel.com - www.freepik.com</a>
J Am Acad Dermatol. 2021 Aug 21;S0190-9622(21)02365-3.
Topical sirolimus therapy for nevus sebaceus and epidermal nevus: A case series
Int J Pharm. 2016 Jul 25;509(1-2):279-284.
Formulation and characterization of a 0.1% rapamycin cream for the treatment of Tuberous Sclerosis Complex-related angiofibromas
Guillaume Bouguéon 1, Frédéric Lagarce 2, Ludovic Martin 3, Hélène Pailhoriès 4, Guillaume Bastiat 5, Sandy Vrignaud 6
Dermatol Ther. 2017 Mar;30(2).
Use of topical sirolimus in the management of multiple familial trichoepitheliomas
Joanna H Tu 1 2, Joyce M C Teng 2
J Child Neurol. 2013 Jul;28(7):933-6.
A novel topical rapamycin cream for the treatment of facial angiofibromas in tuberous sclerosis complex
James W Wheless 1, Hassan Almoazen
2019 Dec 17;20(1):739. doi: 10.1186/s13063-019-3767-8.
Topical sirolimus 0.1% for treating cutaneous microcystic lymphatic malformations in children and adults (TOPICAL): protocol for a multicenter phase 2, within-person, randomized, double-blind, vehicle-controlled clinical trial
Sophie Leducq 1 2 3, Agnès Caille 4 5, Sébastien Barbarot 6, Nathalie Bénéton 7, Didier Bessis 8, Olivia Boccara 9, Anne-Claire Bursztejn 10, Christine Chiaverini 11, Anne Dompmartin 12, Catherine Droitcourt 13, Valérie Gissot 5, Dominique Goga 14, Laurent Guibaud 15, Denis Herbreteau 16, Anne Le Touze 17, Christine Léauté-Labrèze 18, Gérard Lorette 19, Stéphanie Mallet 20, Ludovic Martin 21, Juliette Mazereeuw-Hautier 22, Alice Phan 23, Patrice Plantin 24, Isabelle Quéré 25, Pierre Vabres 26, Hélène Bourgoin 27, Bruno Giraudeau 4 5, Annabel Maruani 28 29 30, Groupe de Recherche de la Société Française de Dermatologie Pédiatrique
Dermatol Ther. 2020 Nov;33(6):e13907.
Topical sirolimus for treatment of a solitary angiokeratoma
Isabella Camacho 1, Jennifer Scott 2, Cynthia DeKlotz 2
Australas J Dermatol. 2021 Nov;62(4):461-469.
Systematic review of sirolimus in dermatological conditions
Andrew W Swarbrick 1, Aaron J Frederiks 2 3, Rachael S Foster 1 4
Il difelen era uno shampoo utilizzato contro le uova di ectoparassiti che infestano la cute e il pelo dei piccoli animali (cani e gatti) e nei confronti delle uova degli elminti presenti sul mantello nonchè contro batteri e miceti.
Era uno shampoo molto apprezzato dai veterinari, ma purtroppo è mancante causa esaurimento produttivo ancora a marzo del 2019 e non si trova più facilmente
Il principio attivo che ne manifestava l’attività era il diclorofene. Questa sostanza è una molecola utilizzata come fungicida, germicida ed agente antimicrobico.
In particolare, la sua maggior efficacia si manifesta contro molti funghi cellulosici, come Penicillium, Aspergillus, Cladosporium e Trichoderma sp.
Per sopperire alla mancanza di questo prodotto, il veterinario può scegliere di richiedere una preparazione magistrale veterinaria nel laboratorio galenico della farmacia.
Andremo quindi a formulare uno shampoo con la stessa (o diversa) concentrazione di diclorofene del difelen, ma potremmo utilizzare una base lavante più delicata per mantenere la bellezza del manto del nostro cane o gatto.
Al dosaggio standard, 60mg/ml, viene lavato l’animale con 2,5ml per Kg di peso. Ma il veterinario può scegliere dosaggi diversi in base alle esigenze terapeutiche dell'animale.
L’impiego consueto è una volta al giorno o a giorni alterni, per un massimo di 4-5 applicazioni.
Alle dosi suggerite non presenta particolari effetti collaterali. L’effetto collaterale del difelen, dovuto al tensioattivo utilizzato nella formulazione dello shampoo industriale, era di seccare e “imbruttire” il pelo dell’animale.
Con la preparazione galenica di difenel (diclorofene), invece, il manto sarà ancora più bello!
<a href='https://www.freepik.com/photos/woman'>Woman photo created by jcomp - www.freepik.com</a>