Sotto il generico nome di anice si raggruppano piante che non hanno in realtà parentele botaniche. Le piante sono accomunate dall'aroma dei loro semi o frutti, praticamente identico.
Si suppone che siano tutte arrivate dall'Oriente in tempi remoti. L'anice è una delle spezie più antiche, ed è diffusa in molte cucine. Era già conosciuta e utilizzata dai Greci, dagli Egizi e dai Romani per dare gusto alle vivande a base di pollo, maiale, verdure e piccoli biscotti digestivi.
Dal Medio Oriente antico si diffuse nel bacino del Mediterraneo e da lì in Europa, tanto che nel Medioevo era un ingrediente di numerose ricette in quasi tutti i paesi.
L’anice stellato, Illicium verum, era già conosciuto nella medicina tradizionale cinese, per le sue proprietà antidolorifiche e depurative. Il frutto è diviso in lobi, ognuno dei quali porta un seme lucido.
Il suo componente più interessante dal punto di vista salutistico è l'olio essenziale, composto principalmente da anetolo. A questa molecola si deve il tipico profumo.
L’utilizzo terapeutico è poco frequenteper il rischio di adulterazioni con altre specie di anice con differenti proprietà.
Sicuramente, l’uso per cui è più conosciuto attualmente è come precursore di farmaci antivirali e come base per la sambuca.
Non è l’unico liquore in cui viene utilizzato: è elemento cardine anche del “sassolino” e del “pastis”.
Il nome “sambuca” deriva dall’utilizzo, in alcune ricette, di estratti di fiore di sambuco. Può essere addizionata di altre piante aromatiche quali timo, menta, finocchio o genziana.
Altra ipotesi di origine del nome, più fedele alla ricetta tradizionale, è della parola araba “zammut”. Questa era una bevanda al gusto di anice che giunse a Civitavecchia verso la fine del XIX secolo, quando proprio un commerciante della città laziale ne iniziò la commercializzazione.
Un’ultima ipotesi riguardo il nome è più “leggenda”: la distilleria si trovava nei pressi di una chiesa dove Luigi Manzi aveva effettuato una buca nel pavimento per nasconderci dell’alcool di contrabbando. Questa riserva “speciale” lo aiutò a produrre grandi quantità di sambuca a prezzi bassi.
Per questo motivo la chiamò “santa buca” e quindi il liquore “sambuca”.
Per consentirvi di prepararla in casa, ecco la ricetta:
1 litro di alcol
50 g di semi di anice stellato (disponibile già pesato presso la nostra farmacia)
1 kg. di zucchero
1/2 litro di acqua.
Pestare i semi di anice e metterli in un vasetto ermetico. Aggiungere l’alcol e lasciare macerare per 6-7 giorni, agitando di tanto in tanto. Filtrare attraverso un colino per rimuovere l’anice.
Nel frattempo, preparare lo sciroppo semplice: riscaldare l’acqua e aggiungervi a poco a poco tutto lo zucchero sotto costante agitazione.
Lasciare raffreddare lo sciroppo e unirlo all’infuso di alcol/anice, mescolando per omogenizzare la soluzione.
Lasciare riposare per due giorni prima di servirlo.
La sambuca ha una consistenza densa, incolore con un gusto amabile caratterizzato da alcune note amarognole. La sua gradazione alcolica varia da 38% a 42%.
Tipico l’utilizzo a fine pasto, come ammazzacaffè o come semplice drink.
A volte viene aggiunto un chicco di caffè nel bicchiere, la così detta “mosca“, il quale masticato ne esalta il sapore.
Se la si allunga con dell’acqua fredda viene detta “con il fantasma” perché assume una colorazione bianca opaca che ricorda, appunto, un fantasma.
Luca Guizzon
J Mycol Med. 2012 Jun;22(2):179-84.In vitro and in vivo antifungal activity of some essential oils against feline isolates of Microsporum canis. Mugnaini L, Nardoni S, Pinto L, Pistelli L, Leonardi M, Pisseri F, Mancianti F.
Front Bioeng Biotechnol. 2015 Sep 23;3:145. Shikimic Acid Production in Escherichia coli: From Classical Metabolic Engineering Strategies to Omics Applied to Improve Its Production. Martínez JA, Bolívar F, Escalante A
J Ethnopharmacol. 2011 Jun 14;136(1):10-20. Illicium verum: a review on its botany, traditional use, chemistry and pharmacology. Wang GW, Hu WT, Huang BK, Qin LP.