Sembra una provocazione, ma è questo il titolo di una ricerca svolta in Norvegia per valutare gli effetti del trattamento individualizzato omeopatico per prevenire le infezioni al tratto respiratorio superiore nei bambini.
Lo studio, nel dettaglio, ha valutato 169 bambini, sotto i 10 anni, che sono stati assegnati o a ricevere un trattamento omeopatico scelto da un dottore, oppure a rimanere nella “lista d’attesa” e curarsi con farmaci convenzionali di automedicazione. In entrambi i casi il trattamento è durato 12 settimane.
I sintomi per cui si voleva prevenire la comparsa erano: mal d’orecchie, otite media acuta e cronica, infezione da streptococco, sinusite, tonsillite, raffreddore.
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Avete mai visto una pianta con la crema solare?
Effettivamente, sarebbe inutile per i vegetali anche perché la luce del sole è la loro principale fonte di energia.
Per riuscire ad alimentarsi meglio, le piante producono dei particolari composti, detti carotenoidi, in grado di “catturare” la luce del sole e contestualmente proteggere dai danni degli ultravioletti.
Luteina e zeaxantina sono due composti che fanno parte di questo pool di sostanze vegetali. Se scrivessimo la loro formula non noteremmo alcuna differenza, differenza che tuttavia si palesa sia per alcuni aspetti di struttura tridimensionale, sia per gli alimenti nei quali le ritroviamo. Ad esempio, la zeaxantina dona il giallo al mais (Zea mais, da cui deriva il termine zeaxantina), al tuorlo d’uovo, al peperone giallo, all’arancia e al mango; la luteina, invece, si ritrova nei vegetali a foglia verde come broccoli, piselli, cavoli, melone e kiwi.
Nell’uomo le due sostanze si localizzano fisiologicamente nella macula lutea (una zona della retina) e nel cristallino (la “lente” dell’occhio). Luteina e zeaxantina fungono da “occhiali da sole” integrati nei nostri occhi: filtrano la luce blu e la radiazioni del vicino UV, inattivando le specie reattive dell’ossigeno che vengono create dalle radiazioni luminose e che potrebbero altrimenti danneggiare seriamente i tessuti oculari.
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Non so a voi....ma a me già il nome “ledum palustre” richiama paludi, acquitrini, stagni ed in generale zone dove, in estate, il solo avvicinarsi significa ritrovarsi con un nugolo di zanzare che ci ronza attorno.
In realtà la pianta da cui si ricava il rimedio omeopatico "Ledum" si chiama “Rhododendron tomentosum”, ma sicuramente “ledum palustre” rendeva meglio l’idea!
Infatti, Ledum palustre è il rimedio omeopatico più conosciuto ed utilizzato per trattare le punture di zanzare.
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Viene da pensare quando una pianta autoctona europea, ricca di principi attivi utili in ogni sua parte viene “scoperta” solo nel 1800, ed in un lampo passa da essere “pianticella da orto” a “pianta della longevità”... [cit. Binet]
E gli studiosi romantici avevano ben d’onde di definirla così: foglie, bacche ed anche i semi, senza dimenticarci le gemme, tutto il ribes può essere utilizzato a fini salutistici.
Le foglie fresche contengono un complesso di polifenolie e triterpeni dotati di attività diuretica e antiinfiammatoria, stessa proprietà che caratterizza i semi (ricchi di Omega 6 e omega 3), le bacche sono ricche di antociani, procianidine e vitamine ad azione antiossidante.
Sebbene la ricerca scientifica si sia concentrata sugli estratti di foglie e di semi di Ribes, dimostrandone le proprietà antiinfiammatorie sull’apparato osteoarticolare delle prime e antiallergiche dei secondi, l’estratto più utilizzato è il macerato glicerico.
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